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L’amicizia Virtuale | Briciole di websocietà

L’AMICIZIA VIRTUALE: NON TI SCORDAR DI ME

Un indizio molto importante, su Facebook, che influenza le impressioni, è quello del numero di amici. Contrariamente a quanto si possa pensare, non sempre un numero elevato di amici è associato ad una maggiore popolarità ed estroversione del proprietario del profilo. In media, un profilo Facebook ha circa 130 amici, numero che può essere però leggermente più alto nel caso si tratti di un profilo di uno studente. Tuttavia, un numero troppo elevato può mettere in dubbio che cosa si intenda per amicizia sul social, e rivelare invece una gara di popolarità anziché un rapporto più o meno profondo con ogni amico (Per approfondire, “L’amicizia online“). Joseph B. Walther, professore della Michigan State University, mediante alcuni studi ha osservato che il picco di gradevolezza sociale e attrattività fisica era proprio di quei profili con circa 300 amici.

Attraverso la risonanza magnetica funzionale è stato evidenziato che l’uso smodato dei social modifica nel cervello delle connessioni neurali riguardanti i pattern di attivazione cereorali implicati nell’elaborazione delle emozioni e delle ricompense. Sui social, la paura di essere dimenticati, individuata meglio come FoMO, acronimo di Fear of Missing Out – paura di essere tagliato fuori, è un fenomeno che porta a rimanere on line per ore ed ore.

Un sondaggio sulla popolazione americana che prendeva come soggetti delle persone in una fascia di età che va dagli adolescenti ai cinquantenni, ha avuto come risultato il fatto che gli adolescenti ed i giovani adulti controllano il proprio account Facebook circa ogni 15 minuti. Questo dato è molto allarmante, perché indica che essi non riescono a concentrare la propria attenzione su ciò che stanno facendo per più di un quarto d’ora; gli studi di psicologia cognitiva hanno già ampiamente dimostrato come l’attenzione divisa su due compiti oppure il continuo spostamento di attenzione da una fonte di informazioni ad un’altra diminuisca le prestazioni di ciascun compito rispetto a quando ognuno di essi viene svolto singolarmente. Per esempio, studiare ed avere in una finestra sul computer la home di un social, oppure interrompere la concentrazione impiegata nello studio per controllare le notifiche, richiede una maggiore attenzione per riprendere nuovamente l’attività lasciata in sospeso.

Lo scrittore statunitense, Nicholas Carr, scrive: “Negli ultimi anni ho cominciato ad avere la sgradevole sensazione che qualcuno, o qualcosa, stesse armeggiando con il mio cervello, cambiando la mappa dei miei circuiti neurali […]. Di solito mi risultava facile immergermi in un libro o in un lungo articolo […]. Oggi non ci riesco quasi più. La mia concentrazione comincia a scemare dopo una o due pagine …

Zigmaunt Bauman nel suo Amore liquido: sulla fragilità delle relazioni descrive i rapporti di oggi come fragili, vulnerabili, diminuisce l’empatia, espressa al massimo con un like di conforto su quei post che lasciano trapelare un dispiacere, una tristezza, un momento difficile, e ognuno rimane seduto davanti al pc o con la testa china sul telefono.  Ormai ci troviamo in un mondo dove tutto è consumato e scartato, anche le amicizie diventano “usa e getta“. E’ possibile stringere numerose amicizie con un click e decidere di interromperle in facilità con un secondo click. La vita sociale virtuale si configura come una copia, una ricostruzione, un’imitazione goffa della vita social face to face. Le interazioni, le amicizie, gli amori, si liquefanno come già Bauman descrive nel suo libro. Questo modo di fare crea instabilità nei rapporti, precarietà e instabilità nei legami. Questo accade tra le generazioni più giovani, chiamate screen generation, i famosi nativi digitali, che sono a loro agio in questa dimensione non conoscendo altro tipo di rapporto. Piuttosto si riscontra un certo “individualismo in rete” che trasformerebbe l’originaria relazione dove l’individuo è al centro della rete. Tra le due c’è una sostanziale differenza e non rimane altro da pensare che, tra quei pochi amici veri che si possono avere anche su Facebook, tutti gli altri amici costituiscano più un pubblico che scegliamo e che di volta in volta espandiamo, per mostrarci, per riflettere la nostra immagine, per raggiungere scopi, per allargare i contatti che sono indispensabili per fare strada.